Comunicato Stampa – CeSMOT, Nuovo Orario TPL Guidonia: offerta notevolmente peggiorata nel disinteresse del Comune

Mentre l’amministrazione Barbet arranca dilaniata dalle faide interne, i cittadini di Guidonia Montecelio si trovano a dover fare i conti con il nuovo orario del servizio TPL gestito da SAP (http://www.autolineesap.it/it/2/3/22/comune-di-guidonia-estivo.aspx) che, purtroppo,  invece di migliorare il servizio  in generale lo peggiora.

A fronte di alcune discrete novità, come la corsa delle ore 7 da Guidonia per Setteville e la corsa delle 18.30 da Setteville per Guidonia, notiamo la scomparsa di diverse corse su tutto il servizio urbano e la soppressione della linea 2 che permetteva da Setteville di raggiungere la ASL di Via dei Castani. Grace è anche la soppressione delle corse delle ore 08:10 e delle 10 da Setteville per Guidonia, utilissime per raggiungere in tutta comodità gli uffici comunali. Sebbene in questo periodo di post-lockdown l’operatività degli uffici è ancora ridotta, riteniamo assurdo costringere i cittadini a levatacce mattutine oppure a prendere il bus alle ore 11, nel picco di calore. Come CeSMoT continuiamo a rilevare inoltre orari non cadenzati su tutta la rete, difficilmente memorizzabili, percorsi cervellotici, assenza quasi ovunque di pensiline che costringono utenza ad aspettare autobus senza alcun riparo ed assenza di un servizio festivo che di fatto nega il diritto alla mobilità a tutti coloro non in possesso di una autovettura privata. Troviamo anche assurdo l’utilizzo del Mercedes O405 NK ex Troiani già utilizzata nel servizio urbano di Monterotondo , una vettura con oltre 20 anni di servizio. Fortunatamente sembrano non essere più utilizzati gli Iveco Cityclass Cursor provenienti da Roma TPL, vetture fortemente usurate dall’mpegnativo servizio urbano di Roma che hanno fatto una breve apparizione per le strade di Guidonia per essere rispedire a Roma.. In vista della “ripartenza autunnale” con la riapertura delle scuole, auspichiamo un serio impegno dell’amministrazione comunale verso una riforma della rete ed un impegno, attraverso interlocuzione con la regione Lazio, ad ottenere fondi per rinnovare il parco vetture e per ottenere una integrazione dei servizi urbani nel sistema tariffario Metrebus. Una grande città come Guidonia Montecelio merita un servizio di TPL efficace ed efficiente

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Comunicato Stampa: CeSMoT, Buon compleanno Tram 2, da 30 anni al servizio dei romani

Il 7 giugno 1990, esattamente 30 anni fa, a Roma veniva inaugurata la nuova linea tramviaria 225 (attuale 2) da P.le Flaminio a Piazza Mancini, realizzata nell’ambito delle opere previste per i mondiali di calcio del 1990 per collegare lo Stadio Olimpico con la metropolitana. Corsie riservate, avveniristiche palline dotate di display che avrebbero fornito i tempi di attesa,percorso interamente in sede protetta, priorità semaforica, e i nuovi tram bidirezionali Socimi a pianale ribassato ordinati appositamente per fare servizio su questa linea in via prioritaria (seppur ancora non in servizio da subito) portarono a definire il 225 come “metropolitana leggera”, con corse regolari, frequenti e puntuali. Un livello che non si riuscì a bissare 8 anni dopo con la linea 8 Torre Argentína-Casaletto. Nonostante alcune scelte discutibili fatte negli anni, come non utilizzare il capolinea davanti alla stazione della Ferrovia Roma Nord, la mancata attivazione dei display elettronici in fermata (errore ripetuto anche con la linea 8)  e lo smantellamento del capolinea ad anello per realizzare un nuovo capolinea tronco in Via Flaminia, la linea rappresenta non solo un collegamento fondamentale per la mobilità del quadrante flaminia ma anche un esempio di come andrebbero progettate le linee tramviarie. Il nostro auspicio è che l’amministrazione capitolina, indipendentemente dai colori politici attuali e futuri, si renda finalmente conto della convenienza ad investire nei tram, riqualificando le linee esistenti al livello della linea 225 di 30 anni fa, e che si prosegua con determinazione e rapidità nella realizzazione di quanto previsto dal PUMS a partire dalla riapertura e dal prolungamento della Termini-Giardinetti e della TVA. Urgente, a nostro giudizio, è procedere anche al rinnovo della flotta di tram utilizzando anche gli  appositi strumenti contrattuali per ampliare gli ordini prevedendo opzioni ed un valido servizio di manutenzione e logistica dei ricambi a lungo termine. Attualmente Roma è in forte ritardo sull’ammodernamento della flotta tramviaria, in considerazione del fatto che i mezzi più moderni, ovvero i tram Fiat modello Cityway, risalgono ai primi anni 2000, mentre le Stanga, seppur ancora affidabili, hanno ormai oltre 70 anni di servizio sulle “ruote” e le Socimi,oltre ad avere 30 anni di servizio, si son portate dietro le ben note vicende della società costruttrice che portarono alla consegna di sole 33 vetture

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Coronavirus, l’Ordinanza Regione Lazio su TPL va nella direzione auspicata

Apprezziamo e sosteniamo l’Ordinanza della Regione Lazio di prossima emanazione. In piena emergenza epidemiologica da Codiv-19, la rimodulazione degli orari, la chiusura del servizio TPL alle ore 21 su tutto il territorio regionale, ivi comprese le metropolitane, e la contingentazione degli accessi nelle vetture, punti salienti del documento, vanno nella direzione auspicata da tempo dalle associazioni dei pendolari e dai lavoratori. Una stretta al servizio era indispensabile per contenere i contagi e risparmiare risorse pubbliche. È necessario però che la Regione si adoperi, assieme alle Amministrazioni Comunali, per verificare: se le imprese di TPL, pubbliche e private, grandi e piccole, adottino o meno le prescrizioni introdotte dall’Ordinanza; se le stesse introducano le misure preventive in tutela del personale front-line e dell’utenza. Riteniamo intollerabile infatti, quanto scoperto nei giorni scorsi sui bus della SAP-Autolinee, società che gestisce il TPL di Guidonia-Montecelio, sprovvisti di barriere atte a mantenere le distanze tra gli autisti e l’utenza. Occorre prestare la massima attenzione, pertanto chiediamo alla Regione di indurre altresì le imprese a una maggiore pulizia/igienizzazione delle vetture e di fornire al personale del movimento mascherine e guanti, da indossare durante l’espletamento del servizio. Infine, auspichiamo che la riduzione/rimodulazione delle corse avvenga secondo i dettami prescritti e, soprattutto, in considerazione del tessuto sociale dei territori. E non compromettano sensibilmente i collegamenti periferici nelle zone periferiche di Roma Capitale. È quanto riferiscono in una nota congiunta le associazioni TrasportiAmo e Cesmot-Centro Studi sulla Mobilità e i Trasporti.

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Comunicato Stampa -CeSMoT: commissione mobilità e MIT decretano morte ferrovia Roma Giardinetti

Nella Commissione Mobilità di ieri è andata in scena la condanna a morte della Ferrovia Roma Giardinetti. Dietro la scusa di accettare le assurde imposizioni del MIT,ovvero il cambio di scartamento per “integrare la linea nel resto della rete romana” ,si nasconde nei fatti la volontà di smantellare definitivamente l’infrastruttura. Oltre a cambiare totalmente armamento, dovendo installare le classiche rotaie tipo Phoenix tramviarie, occorreranno nuove sse,in quanto si riduce la tensione del 60%. Il serio rischio è che avvenga come è accaduto sulla tramvia Milano – Desio di ATM,ovvero una chiusura a tempo indeterminato in attesa di lavori che chissà se mai partiranno o,ancora peggio, che chiudano tutto,asfaltino la sede a al posto del treno faranno un corridoio della mobilità per “ecologici” autobus,stile Togliatti. Come CeSMoT riteniamo che la cosa più saggia da attuare per garantire la mobilità dei cittadini della Casilina sia quella di riclassificare la Termini Giardinetti in tramvia,mantenendo lo scartamento ridotto. Si tratterebbe semplicemente,invece di impelagarsi in costosi lavori Dalla dubbia durata,di limitarsi ad acquistare nuovi mezzi di tipo tramviario a scartamento ridotto,salvando contestualmente infrastruttura e deposito. Gli esempi di Cagliari e Sassari ,per restare in Italia, dimostrano che è tranquillamente possibile avere una infrastruttura tramviaria a scartamento ridotto. Facciamo presente a Comune e Ministero che già attualmente la linea garantisce interscambio con le altre linee tramviarie romane è che non sussiste alcuna necessità di attuare pesanti lavori di riconversione. Piuttosto torniamo a chiedere con massima urgenza la riapertura della tratta Centocelle Giardinetti,chiusa da troppi anni con pretestuose scuse da parte di  atac.

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Comunicato Stampa – CeSMoT,contrariati da chiusura stazione metro Cornelia

La prossima chiusura della stazione metro di Cornelia ci lascia fortemente perplessi è contrariati. Appare a ns giudizio inspiegabile la mancanza di programmazione da parte di atac nella revisione ventennale degli impianti. Si poteva e si doveva fare diversamente, tenuto conto che si sa da vent’anni, in quanto così impone normativa, che nel 2019 andava fatta la revisione ventennale obbligatoria.Sarebbe bastata un minimo di programmazione per anticipare i tempi ,iniziando magari da quelle scale mobili già ferme da mesi. Ancora una volta invece,gli apprendisti stregoni di ATAC,totalmente disinteressati all’utenza, complice una amministrazione comunale di inetti, chiude l’ennesima stazione della metropolitana,per di più in pieno periodo di festività natalizie. Davvero pensano che basterà una navetta autobus per limitare i disagi? Forse qualcuno ha dimenticato che Cornelia è un importante nodo di scambio che vede oltre ai capolinea ATAC anche il capolinea delle linee CoTraL provenienti dalla.direttrice Aurelia. Cosa ha da dire all’utenza l’assessore facente funzioni Calabrese o l’esimio presidente della commissione mobilità Stéfano?Tra un selfie e l’altro avranno il coraggio di scusarsi con l’utenza? Abbiamo 3 stazioni chiuse ,senza contare tutte quelle con scale mobili guaste. A poco più di un anno dalle elezioni non regge più la scusa che è colpa di chi c’era prima. Ora la colpa è solamente di chi amministra comune ed Atac.

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Petizione per riqualificazione Ferrovia Roma-Giardinetti

Sulla piattaforma change.org l’Associazione TrasportiAmo ha lanciato una petizione, a cui come CeSMoT ci associamo,  per chiedere la riqualificazione della Ferrovia Roma-Giardinetti. Nella petizione, l’associazione chiede nel dettaglio:

di definire il trasferimento, a titolo gratuito, dell’infrastruttura dalla Regione Lazio a Roma Capitale;
di accelerare gli interventi di revisione dei summenzionati elettrotreni;
di sollecitare il MIT a trovare/assegnare le risorse necessarie per l’ammodernamento e il prolungamento della Linea;
di valutare, in attesa di dette opere, la riapertura della tratta Centocelle-Giardinetti o, quantomeno, il prolungamento dell’esercizio fino alla fermata “Togliatti” in corrispondenza della fermata Metro C “Parco di Centocelle”, in modo da creare un efficiente nodo di scambio;
di istituire un Osservatorio presso Roma Capitale, aperto ai Municipi, alle Associazioni/Comitati utenti/cittadini del territori e alle Organizzazioni Sindacali, atto a monitorare la programmazione e l’avanzamento lavori.

La petizione può essere firmata cliccando qui

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Comunicato stampa: CeSMoT,preoccupati per futuro Termini Giardinetti

Lo svio odierno di un convoglio della ferrovia Termini – Giardinetti,per fortuna senza conseguenze, ci rende  fortemente preoccupati per lo stato della linea e per il suo futuro, vista l’importanza che ha per il quadrante della Casilina. Da troppo tempo su questa linea si naviga a vista senza alcuna idea per il futuro della linea e senza alcun intervento di ammodernamento o potenziamento. Finora sono state spese tante parole,ma fatti concreti zero. Ci chiediamo cosa intendano fare le istituzioni, Regione Lazio in primis,  per il futuro di questa linea e quando intenderanno riaprire la tratta  Centocelle – Giardinetti,chiusa da anni per colpa delle folli scelte gestionali di Atac.

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La filovia di Uzhorod, un progetto mai realizzato

Il 1976 poteva essere l’anno  dell’inizio dell’era del trasporto elettrico a Užhorod, capoluogo della Transcarpazia, quando si intraprese la progettazione della rete di trasporto del filobus. La città,all’epoca,  era in piena espansione industriale, con la costruzione delle prime grandi industrie ed il completamento  del gasdotto Urengoy – Pomary – Užhorod. Il quartiere ubicato nell’odierna Via Gagarin (вулиці Гагаріна ) era molto frequentato e circa 4-5 mila persone lavoravano in ogni stabilimento., per un totale di più di 30.000 persone. E trasportare così tante persone era un compito difficile e costoso. Le persone venivano da tutta l’Ucraina per lavorare lì. Pertanto, la città decise di costruire una rete di trasporto elettrica, ritenuta più economica e più rispettosa dell’ambiente,per trasportare lavoratori da diverse aree. Proprio in quel periodo, Uzhgorod si espanse e raggiunse i villaggi circostanti, Dravtsi,Domanyntsi e Horyani. Il progetto della filovia iniziò nel 1976, ma la preparazione delle attiva per l’inizio dei lavori furono condotta sotto la guida del sindaco di Uzhorod, Emil Popovich. Il progetto prevedeva la realizzazione di due linee filoviarie. Il primo percorso prevedeva il capolinea di partenza nel microraion di Domanyntsi, lungo Via Drugetov  (вулиці Другетів)  e svoltare in Via Mytna attraversando l’Uz su Transportnny Mist. Quindi, dopo la rotatoria nei pressi dell’Hotel Uzhorod , il percorso doveva andare in piazza  Sándor Petőfi e lungo  Via Mukachevo fino all’attuale mercato cittadino di “Krasnodontsov” Il progetto più costoso consisteva nel posare le linee elettriche attraverso l’incrocio delle strade Mukachevo e Ankudinov. Il progetto prevedeva di costruire un ponte a cavalletto nella zona per l’attraversamento della ferrovia, tanto che, per la sua costruzione fu necessario demolire circa 200-300 metri di case alla fine dello stessa Via Mukachevo e all’inizio di Via Gagarin.  Cioè, su entrambi i lati del passaggio a livello. Il deposito filoviario era previsto nella stessa zona, nei pressi della stazione ferroviaria in Via Odeska. Anche allora venne sollevata la questione della  costruzione della piazza vicino alla stazione e della demolizione dell’intera area delle case private di fronte alla stazione ferroviaria. Riguarda l’intero settore privato della zona. Le persone che vivevano lì dovevano essere trasferite in nuovi edifici in altre parti della città. Negli anni ’80, a causa dell’ampliamento dell’area industriale, le dimensioni del progetto vennero aumentate ed il numero di linee di filobus programmato per aumentare a due. Secondo un nuovo progetto, il deposito su Via Odeska Street fu abbandonato e fu deciso di costruirlo in un altro posto – dove ora si trova il cosiddetto Mercato di Krasnodontsov. Il nuovo deposito doveva fungere da rimessa unificata per tutti gli autobus e filobus della città. È stata sollevata la questione del trasferimento della flotta di autobus esistente al nuovo deposito. Il deposito di filobus era progettato per essere costruito sulla strada di Odessa, sulla linea tra l’incrocio e la stazione ferroviaria. E un’altra linea elettrificata aggiuntiva doveva iniziare dall’attuale Nuovo Distretto alla zona industriale. Inizialmente, vennero prese in considerazione due opzioni per la costruzione di questo percorso: Kapushanskaya Street e Minaiskaya Street con accesso a Prospect Svobody . Ma poi si sono fermati all’opzione: Hrushevskyi – Minajskaya – Prospect Svobody  – stazione ferroviaria – Via Gagarin. Anche i supporti elettrici esistenti lungo vulytsi Hrushevsʹkoho sono progettati per installare linee di filobus su di essi. Ma alla fine degli anni ’80, la città mancava di finanziamenti ed il progetto venne accantonato. Le vicende seguite alla caduta dell’URSS ed all’indipendenza dell’Ucraina (1992) , con la chiusura di numerose industrie e più in generale la mancanza di finanziamenti hanno messo, probabilmente definitivamente, la parola fine al progetto, che apparirebbe anche fortemente sovradimensionato per le attuali esigenze di mobilità cittadina.

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Comunicato Stampa, CeSMoT: perplessi su chiusura stazione metro A Baldo degli Ubaldi

L’imminente chiusura per almeno tre mesi della stazione Baldo degli Ubaldi della linea A della metropolitana di Roma, causa revisione scale mobili, ci lascia enormemente perplessi. La Revisione Generale di ascensori e scale mobili, infatti, ha delle scadenze programmate previste per legge, ovvero,dopo dieci e dopo venti anni dall’apertura al pubblico, a fronte di una vita operativa massima di 30 anni. Come CeSMoT ci sembra assurdo che Atac sia costretta a chiudere per mesi delle stazioni come se tali interventi fossero degli imprevisti di cui l’azienda non fosse a conoscenza. Tutto questo dimostra il livello di approssimatismo che regna sovrano in un’azienda ormai allo sbando dove manca una logica aziendale e si “tira a campare” nell’ovattata soluzione del concordato. Eppure le scadenze degli impianti si conoscono da sempre. Dal primo giorno che viene aperto all’esercizio. Le stazioni della tratta Valle Aurelia – Battistini hanno aperto il 1 Gennaio del 2000, quindi, calendario alla mano, era abbastanza facile prevedere che si era prossimi alla scadenza prevista per legge: perché non si è provveduto per tempo,facendo la revisione su una scala mobile alla volta?Perchè non si è approfittato della chiusura estiva per iniziare la revisione programmata? A breve ci saranno quasi 6.000 persone al giorno private della stazione di abituale ingresso, che avranno come unica alternativa o quella di recarsi a piedi a Cornelia oppure avventurarsi a prendere il bus della linea 490 per raggiungere Valle Aurelia. Il tutto senza che ATAC ci rimetta nulla perché, secondo contratto di servizio, vengono fatturati i km percorsi dalle Metropolitane. Ci chiediamo cosa accadrà a breve quando anche sugli impianti di Cornelia andrà effettuata la revisione generale prevista per legge: avremo una nuova stazione chiusa,con servizi Valle Aurelia – Battistini senza fermate intermedie?Attendiamo,con ansia, risposte da Atac e Comune.

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Comunicato Stampa – CeSMoT: preoccupati per futuro mobilità romana

I recenti avvenimenti nel trasporto pubblico romano, ovvero l’assurda decisione di non proseguire lo scavo della Metro C oltre Colosseo con conseguente abbandono delle TBM, e l’incomprensibile decisione di liquidare RomaMetropolitane apre preoccupanti scenari sul futuro della mobilità romana. Arrivati a questo punto c’è da pensare che lo stesso PUMS resterà un libro delle buone intenzioni e che tutti i progetti resteranno sulla carta. Se da un lato non vedere realizzate le inutili funivie sarà un bene, la mancata realizzazione delle nuove linee tram, il mancato prolungamento della Metro B  e la mancata  riattivazione della Centocelle – Giardinetti danneggerebbero la mobilità cittadina. Ci chiediamo, come CeSMoT, se questa amministrazione abbia realmente intenzione di colmare il gap trasportistico che separa Roma dalle altre città italiane ed europee o se si vuole continuare il mantra del dare la colpa agli altri. In questi due anni e mezzo abbiamo sentito tante bellissime parole, ma pochissimi fatti concreti. Salvo voler credere che aver rimesso su strada alcune vetture elettriche Tecnobus Gulliver ferme da anni o aver comprato nuovi autobus (escludendo la pietosa e penosa vicenda delle vetture israeliane non immatricolabili sulla quale è sceso un imbarazzante silenzio) o aver inaugurato (a regime ridotto)la filovia sulla Via Laurentina costituiscano grandissimi risultati. Oltre ad auspicare un ripensamento immediato sulla Metro C , attivando tutte le procedure necessarie ad arrivare a Piazza Venezia, attendiamo di sapere le intenzioni del nuovo assessore alla mobilità: come consigliere comunale e come presidente della Commissione Mobilità non ha particolarmente brillato,ma saranno i fatti a giudicare. Il tempo delle chiacchiere è finito: Roma sta morendo di traffico.

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