Con apertura ,avvenuta ieri, della filovia Pescara – Montesilvano, opera lungamente attesa e sofferta, anche il capoluogo abruzzese entra di diritto nel virtuoso e prestigioso club delle “città elettriche” ,ovvero quelle città che hanno ,a livello infrastruttura, rete di TPL di metropolitane, tram o filobus. Come CeSMoT siamo estremamente soddisfatti della positiva conclusione della vicenda pescarese e dell’apertura della linea, dopo il passo falso di alcuni mesi fa e dopo i numerosi rtiardi dovuti sia ad errate scelte progettuali iniziali (il sistema Phileas , con una guida semi-automatica o automatica, della società olandese APTS,fallita nel 2014) sia a causa di una lunga e stucchevole serie di ricorsi effettuati dagli immancabili comitati “NIMBY” incomprensibilmente e pretestuosamente contrari al filobus. Finalmente i cittadini di Pescara e Montesilvano avranno a loro disposizione un mezzo di trasporto rapido, sicuro ed ecologico. Tuttavia le buone notizie provenienti da Pescara non possono e non devono far dimenticare tutte le “nefandezze” operate in tema di TPL, dalla Regione Abruzzo e dalle amministrazioni locali. L’elenco è purtroppo lungo , e parte dalla filovia di Chieti, chiusa nel 1992 e riaperta solo nel 2009 riutilizzando i vecchi filobus (solo nel 2013 arriveranno i nuovi mezzi) realizzando Km aggiuntivi di bifilare attualmente inutilizzato e passa per le vicende del Translohr aquilano, abbandonato quando si era arrivati al 90% di realizzazione dell’opera. Senza dimenticare le tragicomiche vicende della ex Sangritana, dove si è riusciti nell’impresa di unificare le stazioni di Castel di Sangro, poste su due linee chiuse al traffico viaggiatori, di realizzare una nuova stazione a Lanciano, fuori città insieme ad una nuova linea “direttissima” che taglia fuori tutti i paesi nonchè di voler realizzare una ciclabile al posto del tracciato ferroviario storico Lanciano – San Vito. Auspichiamo che Pescara possa essere un punto di ripartenza del TPL abruzzese, innescando un circolo virtuoso, e che possa essere da esempio anche per altre città italiane , vedi Cremona, Sanremo, Carrara e Bari, che invece di invece di investire verso un TPL ecologico hanno frettolosamente rinunciato alle loro reti filoviarie.